INTERVISTA AL FOTOGRAFO SIMONE MOTTURA

Ops! oggi, cercando tra le migliaia di files nel mio computer, ho trovato il testo della mia prima intervista come fotografo di matrimonio (anno 2005) da parte della rivista internazionale JM Magazine.

Dopo averla riletta ho pensato che oggi a distanza di 8 anni non avrei cambiato nulla, eventualmente potrei aggiungere qualcosa, ma nulla più.

Interessante il fatto che i principi su cui baso il mio lavoro oggi siano gli stessi di allora e fossero già perfettamente in linea alle regole deontologiche stilate dalle associazioni a cui ho aderito più tardi.

Se avete voglia di leggerla, eccola qui di seguito:

 

 

Una foto è ..per sempre 

 

 Conclusa la cerimonia ed esauriti i festeggiamenti, del giorno più bello, oltre alle emozioni scolpite nel cuore, agli sposi resteranno solo le foto a testimonianza di quei momenti felici. Insieme al fotografo Simone Mottura vi sveliamo perché il servizio fotografico è così importante.

 

Chi di noi non si è mai soffermato almeno una volta sull’album di nozze dei propri genitori? L’abito della mamma, le facce del papà: tutti attimi importanti immortalati in una serie di foto che, a distanza di anni, fanno rivivere quel giorno a chi lo ha già vissuto e a chi non è potuto essere presente.

Ancora oggi nell’era della tecnologia digitale quell’album finemente rilegato, da sfogliare con estrema cura,  esercita lo stesso fascino che in passato. Oltre ai video amatoriali e alle tonnellate di foto che ogni invitato potrà scattare a volontà, l’unico vero “tesoro” di immagini che resisterà alla prova del tempo sarà il lavoro professionale del fotografo e del videomaker che noi incaricheremo di seguirci durante tutta la giornata.

JM ha voluto incontrare Simone Mottura per farsi raccontare e raccontarvi quanto è importante saper scegliere il fotografo giusto per il proprio album di nozze.

Simone, 35 anni di Torino, fotografo professionista, è una di quelle persone che hanno saputo trasformare la propria passione nel mestiere dei sogni. Pur essendo all’avanguardia tecnologicamente parlando, può essere considerato un artigiano: ama la cura del dettaglio, detesta la ripetitività, ha la creatività dell’artista e la competenza del tecnico.

Un innato spirito di osservazione e uno zio fotografo che ne incoraggia la passione sono le molle che spingono Simone verso il mondo della fotografia sin dalla più tenera età. “Inoltre – aggiunge lui – mi sono sempre piaciute le cose belle per cui suppongo che anche questo abbia contribuito a farmi avvicinare ad un mestiere che tanto ha a che fare con l’estetica, l’immagine, il gusto”. Gli esordi non sono facili, la gavetta non gli è mancata: “Eh, sì – si schermisce – ne ho fatta parecchia! Facevo l’assistente gratis pur di imparare. Ho avuto modo così  di stare accanto a diversi fotografi di differenti campi ed ho potuto farmi le ossa un po’ su tutto: dall’architettura alla pubblicità, sia in studio che in esterni, dai servizi industriali ai reportage fotogiornalistici”. Pur continuando in queste attività, negli anni, i servizi per matrimoni o per cerimonie, sono diventati una parte importante del suo bagaglio di esperienza. Lui stesso ammette: “In fondo fotografare un matrimonio richiede un po’ tutte le qualità che ho affinato con le mie varie esperienze, in un mix che unisce la precisione della scelta della luce e dell’inquadratura del ritratto alla capacità di cogliere gli attimi significativi e le emozioni tipici del reportage. Gli elementi della foto costruita e quelli della foto non costruita si alternano e si mischiano nel racconto del giorno delle nozze. I miei primi matrimoni, per esempio, risentivano molto dell’influenza del mondo pubblicitario che allora  frequentavo maggiormente, per cui presentavano immagini che erano molto curate, molto belle, ma più statiche, nel senso che raccontavano poco, erano più da “copertina”. Oggi il mio stile è molto diverso, si basa più sul raccontare la festa, tirando fuori le emozioni della giornata con immagini accattivanti, che colpiscano l’attenzione attraverso inquadrature d’effetto e soprattutto estremamente curate”. 

Simone, quanto è difficile per un fotografo rendere l’unicità del matrimonio, un rito uguale eppure diverso a seconda dei protagonisti?

“Personalmente credo che nei miei album non ci sia  un matrimonio uguale all’altro, nonostante apparentemente si possa dire che tutti i matrimoni si assomigliano. E’ ovvio che in tutti ci sarà lo scambio delle fedi, l’uscita dalla chiesa o il banchetto, ma cambiando le persone e le emozioni che ho davanti questo fa sì che ogni servizio sia diverso dall’altro. Non dimentichiamoci che un fotografo avrà sempre sensazioni diverse a seconda dei luoghi, dei soggetti o degli scenari in cui è chiamato a intervenire o con cui deve collaborare.

 

Sii sincero e dicci: cos’è che proprio detesti dover fotografare?

“In tutta franchezza confesso che non amo affatto fare quelle foto tipo squadra di calcio con quei grupponi di persone fuori dalla chiesa o dal ristorante perché le ritengo banali all’interno dell’offerta di scatti che mi piace proporre ai miei sposi. Devo dire però che a distanza di 20 o 30 anni anche queste foto diventano ricordi ineguagliabili che con un solo colpo d’occhio ti permettono di rivedere persone molto cambiate o che addirittura non ci sono più.”

E quelli che fanno le corna nelle foto di gruppo?

“Non li sopporto, quelli! E’ una cosa che trovo di cattivo gusto, soprattutto in un matrimonio.”

Facendo l’avvocato del diavolo, cos’è che una coppia di sposi dovrebbe assolutamente esigere dal proprio fotografo?

“Fondamentali a mio avviso sono la chiarezza e la trasparenza. E non solo nel prezzo, badate. Il fotografo è un artigiano per cui è importante che sia lui in persona a realizzare il proprio lavoro. Spesso invece capita che imprenditori si celino dietro la nomea di artigiani e deleghino poi ad altri l’esecuzione dei lavori, senza informare prima la coppia. Oppure capita anche che in un secondo momento vengano rifilate agli sposi nell’album un numero di foto ben più alto di quello concordato (con notevoli costi aggiuntivi). Non sempre un album è migliore perché ha tante foto: in certi casi un gran numero di foto lo può appesantire, svilendolo. Piuttosto è fondamentale poter aver una vasta rosa di foto tra le quali scegliere ed essere ben consigliati nella scelta.”

Ti senti di sostenere la tesi “più si spende più si guadagna in qualità”?

“In parte sì, è un assioma vero, però nel senso opposto, cioè che le cose a basso costo non sono mai sinonimo di qualità. E i servizi matrimoniali non fanno eccezione. In assoluto però, non sono sicuro che in questo campo più si spenda e più si abbia qualità. Diciamo che sopra certe cifre si paga anche la fama del professionista, a prescindere dalla mera qualità.”

Infine, Simone, ci puoi illustrare le tendenze del mercato?

“Credo che negli ultimi anni la tendenza dominante sia un certo abbandono delle foto in posa verso una ricerca delle foto “rubate”, spontanee, o comunque di quelle foto che, anche se costruite, non sembrino in posa classica. E’ una tendenza che mi piace molto, speriamo che duri!” 

Alessandro – JM Magazine 2005


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